Apr 15, 2012
Oh che bel castello…
“Il Castello” un film di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti
Un anno dentro l’aeroporto di Malpensa, un anno ad osservare la vita all’interno di un aeroporto intercontinentale da cui ne nasce un documentario, diviso in quattro capitoli, che segue il ritmo naturale delle quattro stagioni: inverno (arrivi), primavera (sicurezza), estate (attesa), autunno (partenze).
La fotografia, con una telecamera su cavalletto, riproduce l’asetticità degli spazi e riprende il movimento dell’aeroporto che come un polmone si riempie e si svuota dei flussi che lo attraversano. Il linguaggio scelto è quello del documentario d’osservazione: la telecamera, senza la pretesa di svelare la realtà, seguendo principalmente l’attività di chi nell’aeroporto lavora, viene puntata per capire quello che sta accadendo davanti i nostri occhi. Ma dietro l’apparente neutralità dello sguardo degli autori, che si muove anche negli ambienti normalmente inaccessibili, si rivela un controcampo (quello che sta al di fuori dell’inquadratura ripresa) ben più sottile e complesso del campo che siamo abituati a vedere: un aeroporto internazionale è un (non)luogo in cui, per la sua importanza strategica, si concentrano tutte le forze d’ordine di una nazione. Ne diviene un laboratorio permanente per sperimentare forme di controllo sui flussi di merci, persone ed animali che continuamente lo attraversano.
Filmare, soprattutto nel documentario, è un atto violento. E’ un gioco di equilibrio, frutto della riflessione sulla distanza da tenere nei confronti di ciò che si filma. E’ una lezione che ci vogliono ricordare i due documentaristi, il cui sguardo segue l’operato delle forze dell’ordine, non per sposarne l’operato, ma per farci riflettere sul rapporto con cui il controllore disciplina il controllato. E se lo sguardo si sofferma è anche per restituire la dignità di due persone come Diego, un ragazzo paraguayano di 23 anni, arrestato per traffico di cocaina e Milietta, homeless, che insinuandosi fra le “crepe” del controllo riesce ad abitare un non-luogo.