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Cosa facciamo

Tutto ebbe inizio un giorno, per caso.

All’università Statale di Milano era stato organizzato un incontro con Uri Gordon, un anarchico israeliano venuto a presentare il suo ultimo libro e a esporre alcune riflessioni circa possibili nuovi spunti di dibattito sulle teorie anarchiche. La sua analisi su anarchismo, movimenti sociali e post-anarchismo era stata molto stimolante e infatti successe che alcune persone iniziassero a rimuginare nella propria testolina: “Ehi, ma perché non iniziamo a studiare e ragionare su alcune di queste tematiche?”.

Così successe un giorno, per caso che queste stesse persone abbiano avuto la fortuna di poter condividere questi pensieri e di conoscersi e così, questa volta non per caso ma per volontà si passò dal desiderio all’azione.

Presto detto si costituì un gruppo di studio e di discussione che decise, dopo aver vagliato varie possibilità, di occuparsi innanzitutto della spinosa questione del potere.

Il nemico in teoria per eccellenza di tutti i movimenti di liberazione, paradossale potere, il tanto odiato potere, rifiutato da parte degli oppressi che devono subire ma allo stesso modo schizofrenicamente agognato per non dover più subire.

Un termine contrastante, che nel suo avere diverse accezioni nel tempo ha generato confusione tra il volerlo rifiutare in toto e il far sì che esso diventi patrimonio di tutti.

Per questo motivo, ci siamo rivolti per dar via al nostro percorso, a vari pensatori che nella loro vita hanno approfondito lo studio delle varie relazioni e interrelazioni del potere; da Focault a Bertolo, da Tincani a Clastres, non ci siamo limitati ad affrontare la questione solo da un punto di vista politico-filosofico ma siamo andati ad interrogare anche tutti coloro che nelle varie discipline hanno incluso delle riflessioni a noi utili. Per questo abbiamo trovato elementi utili nel libro di Lippolis su urbanistica e territorio; per questo ci siamo divertiti nel discutere imbarazzati di dinamiche di potere nel contesto sessuale e relazionale e sempre per questo abbiamo incrociato nel nostro discorso le pratiche di gestione creativa del conflitto e del teatro dell’oppresso.

Lo spirito che ci ha guidato in tutto questo periodo è stato quello di una predisposizione alla sperimentazione, un essere sempre pronti a rimettersi in discussione e una volontà di rivolgerci a tutto quanto in passato è stato scritto e sperimentato per operare una sorta di bricolage, una connessione tra i vari pezzi che a noi sono sembrati e sembrano interessanti e attuali.

Ma non ci si è limitati alla discussione inter nos e si dato vita anche ad alcune iniziative.

Per iniziare è da ricordare una serata di auto-costruzione libraria in cui ciascuno, partendo dal materiale fornito, ha dato vita al proprio libro sul potere, non solo a livello di contenuti, ma partendo fisicamente da un foglio, una forbice e un po’ di colla. I risultati, seppure pochi dei presenti erano professionisti nel campo (Federico Zenoni ci ha dato una mano portando con sé la sua arte, di cui la “Casa editrice Libera e Senza Impegni” ne è la creatura più ammirevole), son stati interessanti e l’esperienza a detta di tutti andrà sicuramente ripetuta.

In seguito, in occasione della presentazione del libro di Leonardo Lippolis, “Viaggio a termine della città”, abbiamo pensato di improvvisare un tour psico-geografico della zona dei Navigli per celebrare il funerale della città post-moderna. “Milano è morta!” gridava il nostro papa dalla sua portantina-risciò, “Amen” rispondevano i ciclisti alle sue spalle che lo seguivano lungo il corteo funebre. Si è anche andati al Consiglio di Zona a recitare l’omelia e a depositare la bara della defunta. Addirittura quando la “triste” parata ha attraversato le persone riunite intorno alla Darsena per festeggiare il raduno dei bersaglieri, molti non capendo cosa stesse succedendo e chi fossero quei ciclisti dietro al convincente predicatore, hanno applaudito sorridenti alle parole del papa e hanno annuito rispettosi della grande verità che gli veniva regalata quel giorno.

Non volendo abbandonare modalità più tradizionali e “serie” di affrontare le questioni, abbiamo organizzato in Festa del Perdono (Università degli Studi di Milano) un incontro aperto con Amedeo Bertolo, autore dello scritto “Potere, Dominio, Autorità” dal quale eravamo partiti nelle nostre considerazioni. Nonostante la nevicata devastante che ha impedito a molte persone di essere presenti (o comunque di arrivare in orario), l’esposizione e il dibattito successivo hanno introdotto numerosi altri elementi di analisi e per noi è stato anche un modo per verificare i nostri pensieri individuali e collettivi.

Grazie ad una spinta endogena e all’aiuto di Marco Gastoni e Luciano Lanza, abbiamo organizzato due sessioni di auto-formazione sulla tematica economia e anarchia. Questo aspetto, a detta anche dei due relatori, è uno dei meno discussi nel dibattito teorico anarchico libertario e c’è addirittura chi sostiene che l’economia sia contraria all’anarchia. Riconoscendo la nostra totale ignoranza sul tema ci siamo fatti raccontare prospettive e riflessioni futuribili, abbiamo fatto domande e avanzato ipotesi, e alla fine ci siamo ripromessi di non abbandonare l’argomento ma di riconoscere la sua importanza nel quadro di una analisi e teorizzazione completa e complessa della società presente e futura.

Mantenendo l’impostazione dell’incontro aperto con Bertolo, che si è rivelata funzionale alla trattazione di temi complessi e di ampio respiro, abbiamo organizzato un altro seminario su “Anarchismo e Post-strutturalismo” tenuto da Salvo Vaccaro, questa volta all’Università Bicocca. Anche in questa occasione le riflessioni, le questioni affrontate e le domande poste hanno dato vita ad un lungo dibattito che è stato interrotto solo quando abbiamo rischiato di essere chiusi dentro al cortile dell’università. Inoltre questo confronto ha fatto sì che nascesse l’esigenza in molti di noi di affrontare il tema della rivoluzione, caro al movimento anarchico ma per il nostro gruppo ancora tutto da conoscere e da capire come utilizzare oggi come oggi.

Per questo in collaborazione con il Centro Studi Libertari si è organizzato per novembre un seminario dal titolo “Rivoluzione?” in cui interverranno tra gli altri, Thomas Ibanez e Eduardo Colombo. Speriamo che anche in questa sede, nonostante la maggiore ufficialità dell’evento e lo spessore dei contenuti, si riescano a generare ulteriori possibili esplorazioni di pensiero nella direzione di una sempre più delineata mutazione culturale. E per non lasciare indietro nessuna strada sperimentata rivelatasi interessante, si sta cercando di lanciare un concorso pluri-artistico, in cui ciascuno potrà esibire la propria arte esprimendo ciò che pensa o sente a proposito di rivoluzione. Rivolte armate, insurrezioni esplosive, rivoluzioni culturali, ribaltamento dell’immaginario…

Chi più ne ha, più ne metta, e partecipi al concorso!