Nell’era del benessere, dove le armi seduttive del dominio hanno raggiunto un livello tale di sofisticazione da far scambiare il godimento delle merci per la libertà; nella società della paura, dove l’irraggiamento della realtà massmediatica si sostituisce sempre più al confronto umano; nell’intimo della propria dimensione quotidiana, dove la frantumazione sociale ci fa stringere sempre più all’interno di una ristrettissima cerchia di privati e dove si è sempre più soli nell’affrontare un dominio che si getta fin nel profondo del nostro essere; qui – un qui che è ovunque –, la rabbia dell’oppresso, la frustrazione del bisogno, il vuoto di senso prodotto dalla mercificazione dell’esistente, si coagulano sempre più sotto forma di disagio di vivere: un disagio del quotidiano difficilmente percepibile come direttamente legato ad un processo passibile di critica, ad una più universale sfera ‘politica’ di decisioni e idee.
Una deflagrazione annunciata…
Credendo di fare cosa gradita, continuiamo nella pubblicazione del dibattito uscito su A-rivista anarchica.
Se qualcuno volesse proporre la sua riflessione o commento, può scriverci a esperimenti@paranoici.org; provvederemo presto a rispondere e diffondere.
Inizio subito esprimendo un’accordo di base con le idee e i concetti espressi nell’articolo di Andrea Staid sullo scorso numero. Ovviamente il fatto di essere d’accordo non mi impedisce di provare a sottolineare alcuni punti critici, nel tentativo di tracciare i confini del nostro ragionamento e, perchè no, di superarli. Andiamo con ordine…
sabato 28 aprile dalle 15 @Circolo dei Malfattori (a seguire aperitivo)
con Amalia Rossi, etnografia e antropologia dei movimenti sociali.
L’analisi di nuovi e vecchi movimenti sociali è stata a lungo
determinata da studi sociologici o politici che spesso non hanno
saputo cogliere aspetti come la specificità e la complessità delle
dinamiche interne ai movimenti e le controverse relazioni di potere
che stanno alla base di diverse forme di mobilitazione.
Questa è un’anticipazione della recensione di “Romanzo di una strage” che uscirà sul prossimo numero di A rivista anarchica.
di Luciano Lanza
Non sappiamo che cosa sia successo in quella stanza, ma sappiamo che i poliziotti (Vito Panessa, Giuseppe Caracuta, Carlo Mainardi, Pietro Mucilli) e il capitano dei carabinieri Savino Lograno si sono più volte contraddetti. Tanto che si passa dal gesto di Pinelli che si butta gridando «È la fine dell’anarchia» fino al cosiddetto «malore attivo» del magistrato Gerardo D’Ambrosio. Questo magistrato sostiene che Calabresi non era nella stanza quando Pinelli «vola» dalla finestra ma un altro fermato Pasquale «Lello» Valitutti sostiene di non aver visto uscire Calabresi e soprattutto che poco prima della mezzanotte ha sentito dei rumori provenire da quella stanza che «in altro luogo avrei definito rumori di una rissa».
Nel film di Marco Tullio Giordana Romanzo di una strage (ma anche negli atti giudiziari) Calabresi non è nella stanza e prima del «volo» di Pinelli si assiste a una minirissa fra poliziotti e fermato. Poi la scena cambia e si vede Pinelli disteso nel cortile della Questura.
“Il Castello” un film di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti
Un anno dentro l’aeroporto di Malpensa, un anno ad osservare la vita all’interno di un aeroporto intercontinentale da cui ne nasce un documentario, diviso in quattro capitoli, che segue il ritmo naturale delle quattro stagioni: inverno (arrivi), primavera (sicurezza), estate (attesa), autunno (partenze).
Da due mesi a questa parte si sta in fine attuando quello che una lunga narrazione fatta di parole e di silenzi, di fatti seguiti a discorsi, aveva preparato. Questa narrazione è cominciata in maniera significativa con lo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena e di essa sono stati protagonisti le parole dei giornali ufficiali e dei politici, e i silenzi di qualunque figura di intellettuale. Discorsi si sono sovrapposti a fatti, dichiarazioni e articoli hanno riempito di scientifiche verità i momenti di lotta del Movimento No Tav, analizzando anatomicamente le sue componenti, ripercorrendone la storia e individuandone le radici politiche, classificando le sue tendenze e i suoi umori, separando meticolosamente le sue ragioni dalle sue colpe. Si è andata costruendo un’immagine paragonabile a quella di un corpo: la realtà No Tav come un oggetto di discorso su cui innestare dei campi d’indagine. Un corpo, com’è ovvio, interagisce con l’esterno: studiandone l’anima e i comportamenti si possono individuare gli effetti che produrrà su di esso.
Riproponiamo nella sezione Cassetta degli attrezzi un dibattito iniziato su “A-rivista anarchica” che ci sta molto a cuore.
La società contemporanea apre scenari nuovi che pongono una serie di sfide.
Nel mondo globalizzato le forme sociali non riescono più a conservare a lungo la loro forma, si scompongono e si sciolgono più in fretta del tempo necessario a fargliene assumere una; ci troviamo di fronte a quella che Bauman chiama vita liquida.
Questo piccolo contributo vuole riflettere sulle possibilità di un anarchismo meticcio nella società moderna.
Apr 4, 2012Commenti disabilitati su Sharing films, sharing minds
Pubblichiamo nella pagina Indizioni&iniziative l’opuscolo prodotto dal Collettivo Cinematografico Inesistente, presentato il 25 marzo durante l’iniziativa di film-sharing presso il Circolo dei Malfattori.
Note e materiali, appunti contro (la) cultura, testi e riflessioni volti ad un possibile superamento dell’arte…
Apr 2, 2012Commenti disabilitati su Uguali perché diversi